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Recensione: Maurizio Gronchi, La cristologia di S. Bernardino da Siena. L'imago Christi nella predicazione in volgare

 
 
 
 
Foto Battaglia Vincenzo , Recensione: Maurizio Gronchi, La cristologia di S. Bernardino da Siena. L'imago Christi nella predicazione in volgare , in Antonianum, 69/1 (1994) p. 122-124 .

Il saggio che presentiamo viene ad arricchire la nutrita bibliografia già esi­stente sulla figura, l'opera ed il pensiero di S. Bernardino da Siena (1380-1444), il quale occupa un posto di primo piano nelle vicende dell'Ordine francescano oc­corse durante la, prima metà del Quattrocento. Vi si aggiunge come un contributo cui vanno riconosciuti alcuni indubbi meriti.

Fa conoscere in modo dettagliato ed esauriente l'«immagine di Cristo» tra­smessa dal grande oratore al popolo che accorreva ad ascoltarlo riempiendo le piazze o le navate delle chiese. Disegna l'intero profilo della sua cristologia, le cui radici affondano nel fecondo terreno della tradizione teologica e spirituale della «scuola» francescana formatasi nei secoli XIII e XIV. Inoltre, conduce ad apprez­zare l'efficacia catechetico-pratica inerente ad un certo tipo di predicazione che, tutto sommato, rimane un paradigma di «inculturazione» tuttora valido per l'at­tenzione e l'aderenza al «vissuto» della gente che lo caratterizzano. Autorizza e convalida quest'ultimo rilievo soprattutto la seconda parte intitolata «Alcuni de­stinatari dell'annuncio di Cristo Salvatore» (pp. 138-189) dove vengono presi in considerazione i mercanti, la donna e la famiglia.

Infine - e non si tratta del merito minore - fa trasparire nitidamente il profilo «spirituale» di S. Bernardino lasciando affluire in superficie l'intensa carica «af­fettiva» che ne qualifica il rapporto con il Cristo: caratteristica questa tutt'altro che secondaria nella «spiritualità» di matrice francescana. Succede allora che la lettura di tante pagine ingenera in modo contenuto ma insistente il desiderio di abbandonarsi alla contemplazione; come accade, per esempio, nel corso del capi­tolo concernente il Cristo «passionato»: qui, dopo aver appreso che, secondo la riflessione imbastita da S. Bernardino, la croce ha il significato di via che conduce alla vita eterna, si è indotti a prendere coscienza che «Gesù è anzitutto posto in alto per essere veduto da tutti, conosciuto come luce che riscalda, accende del suo amore e addita la strada, "che tu possa vedere dove tu vai"» (p. 88).

Pertanto, l'autore mette bene in evidenza il posto di primo piano occupato dal mistero di Gesù Cristo Salvatore nella predicazione del famoso oratore fran­cescano, il quale ha svolto il ministero della parola per circa quarant'anni percor­rendo in lungo ed in largo l'Italia centro-settentrionale e diffondendo ovunque la devozione al nome di Gesù unitamente al trigramma simbolico JHS. Davvero in­teressante ed utile, anche per le informazioni storiche raccolte, si rivela l'ultimo capitolo incentrato su questa devozione (pp 191-213) che il frate senese ha propa­gato in ragione di quanto la fede insegna su Gesù quale unico Salvatore del mondo. Merita di essere citato al riguardo il richiamo fatto al metodo da lui usato. Se, quando mostrava agli ascoltatori la tavoletta recante inciso il tri­gramma, insisteva molto sulla virtù visiva inerente al nome di Gesù, lo faceva per­ché si avvaleva della triplice distinzione tra «scrittura» mentale, verbale e figu­rata: la seconda e la terza risultano sempre finalizzate alla prima, «per cui la pa­rola e l'immagine lasciano una traccia indelebile nella memoria e nel cuore, dive­nendo principio di azione nel nome di Gesù» (p.205).

Da ultimo, per quanto riguarda la natura dell'opera e il metodo con cui è stata realizzata, va tenuto presente innanzitutto che il materiale preso in esame appartiene al genere letterario della predicazione intesa «quale forma particolar­mente significativa di comunicazione originaria in cristologia e tipica della fede ecclesiale» (p.9). Dal blocco delle oltre duecento prediche in volgare tenute da S. Bernardino soprattutto nell'arco di tempo che va dal 1121 al 1127 - il periodo più maturo dal punto di vista omiletico - e riportate dai «tachigrafi», l'autore ha sele­zionato e studiato a fondo quelle di contenuto cristologico. Ai sermoni dedicati alle fasi più salienti del mistero cristico: l'incarnazione, la passione e morte, la ri­surrezione e l'ascensione, si aggiungono naturalmente quelli che trattano del nome di Gesù.

Si ha così a disposizione uno studio di storia del dogma, più che di storia della teologia (p. 10). Infatti l'autore si è impegnato a mostrare come un predica­tore preparato ed esperto, quale era S. Bernardino da Siena, non solo ha reso ac­cessibile alla gente comune l'immagine autentica del Cristo veicolata dal dogma cristologico, ma ha saputo anche innestarla ed integrarla nella loro vita attraverso un'intelligente opera di catechesi finalizzata a suscitare la conversione e ad ali­mentare l'impegno a seguire Cristo sulla via dell'amore. Andando quindi oltre le singole tesi teologiche, ma rivisitando con accuratezza e precisione la «lettura» del mistero di Cristo «umanato»,«passionato» e «glorificato» fatta da S. Bernar­dino con una predicazione vivace ed efficace attraversata da un afflato affettivo a tratti molto intenso, l'autore ha messo in opera la ricostruzione fedele di una «immagine di Cristo» presa nella sua globalità e colta nitidamente alla luce del suo contesto vitale. Cosi la fisionomia emergente è quella del «Cristo Salvatore amante dell'uomo e misericordioso», che si attende dall'uomo una risposta di fede informata dall'amore. Una fisionomia che viene ricostruita specialmente nella prima parte attraverso l'analisi di tre filoni tematici: il Cristo «umanato», «passio­nato» e «glorificato», distribuita in altrettanti capitoli e condotta con l'attenzione a far emergere sempre la valenza soteriologica inerente alle diverse tematiche (pp. 45-137).

C'è da rilevare, infine, che l'autore è andato a ritrovare le «fonti» da cui S. Bernardino ha attinto la sua cristologia: oltre alla Scrittura ed ai Padri, punti di riferimento costanti sono i principali maestri della scuola francescana quali Ales­sandro d'Hales, S. Bonaventura e il B. Giovanni Duns Scoto. Il rimando ad altri pensatori come Ubertino da Casale e Pier di Giovanni Olivi è solo implicito, indi­retto. Quindi, abbiamo a che fare con un pensiero dominato spiccatamente dalla visione cristocentrica: sotto questo profilo il Cristo ha il primato assoluto su tutta la creazione, è il mediatore universale di salvezza, concede agli uomini da lui re­denti la grazia di partecipare alla sua condizione di Glorificato del Padre ed al suo compito di Glorificatore del Padre.



 
 
 
 
 
 
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